venerdì 14 gennaio 2011

Mito cosmologia Iran India

Il libro sacro dello zoroastrismo, l'Avesta, parla di cosmogonia; si può ritenere però cbe le idee in esso contenute risalgano a credenze molto più antiche, che lo zoroastrismo ha poi fatto proprie. Si tratta di una cosmogonia dualistica che vede Ahura Mazdah come dio buono e Ahriman come spirito maligno. Il primo vive in cielo, il secondo inece in basso. nelle tenebre; entrambi esistono da sempre. L'intero ciclo del mondo viene diviso in quattro periodi, della durata di 3000 anni ciascuno. Nei primi 3000 Ahura crea le forze celesti che trovano subito l'opposizione di Ahriman il quale, nei 3000 anni successivi, dà vita ai demoni. In seguito, Ahura crea il mondo materiale che comprende l'acqua, la terra, le piante, gli animali e il primo uomo, Gayomarth. Nel terzo periodo di 3000 anni Ahriman uccide il primo uomo che però genera altri uomini. Questa lotta ha fine soltanto con la comparsa dei primi re leggendari e di Zarathustra. La cosmologia iraniana ha comunque molte varianti tra cui, ad esempio, quella della setta zervanita che si basa su alcune credenze antiche. Perquanto riguarda l'India, non risulta che durante il periodo vedico la cosmogonia sia stata trattata specificatamente. Alcuni cenni sono presenti soltanto nei Rigveda, dove il creatore del mondo è detto Parusa Con questo nome si vuole indicare il principio maschile, cui si oppone quello femminile, Aditi, che è la madre di ogni cosa e della materia. Nei Rigveda si parla però anche di Visvakarvam come del m:atore, oppure di Prajapati, il signore delle creature. Parusa è l'essere dalle mille teste, dai mille occhi e dai mille piedi; si estende su tutta la Terra e rappresenta l'universo intero, ilsuo passa_ to, presente e futuro. Dal suo sacrificio nascono tutte le cose, animate e non, e dal suo corpo diviso sorgono le quattro caste: Brahamani, Ksatriya, Vaisya e Sudra. La prima nasce dalla bocca, la seconda dalle braccia, la terza dai lombi e l'ultima, infine, dai piedi di Parusa. Oltre alle quattro caste il dio genera la Luna dal suo spirito, il Sole dal suo occhio, ilvento (Vayn) dal suo alito e i grandi dèi, come Indra e Agra, dalla sua bocca. Da altre parti del suo corpo nascono infine l'atmosfera, la Terra e i quattro punti cardinali. Nelle opere più tarde della letteratura vedica il problema cosmogonico è trattato soprattutto da un punto di vista liturgico e filosofico. Per molti il vero creatore è Prajapati, che nel Brahmana sostiene l'universo e crea tre mondi: la Terra, l'atmosfera e il cielo e da essi fa nascere gli dèi Agni, Vay e gli altri e da questi i treVeda. Qui si trovano varie concezioni cosmogoniche tra cui quella dell'uovo che, rotto, dà origine alla Terra, al cielo, al mare e al Sole. nmito cosmogonico ha maggior sviluppo nel periodo indiano epico: nel Mahablulrata appare chiaro il culto di Visnu, considerato la divinità suprema, creatrice e regolatrice della vita. Il dio ha vari nomi: Svayambhu, l'Esistente di persé, Kevasa, Narayana, Purusa, ecc. Egli dà origine a tutto, combatte e uccide il demone Madhu, generato dalle tenebre, e quindi diventa Brahma e ha una lunga discendenza umana e divina. Il testo Manavadharmasastra contiene un'altra trattazione cosmica, sempre indiana, dove si affenna che all'inizio ogni cosa era avvolta nelle tenebre che furono poi disperse dall'Esistente di per sé. Egli generò le acque dove depose il genne divino che in seguito divenne uovo, splendente come il Sole. Dall'uovo nacque Brahman, il progenitore di tutto il mondo. Dallo stesso uovo, spezzato, presero poi origine il cielo e la Terra e quindi le quattro caste indiane e il primo uomo, Manu, che diventerà il progenitore dell'umanità.

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