Secondo la tradizione, il più antico filosofo greco che si interessò di cosmogonia fu Talete, vissuto intorno al VI e V secolo a.c., per il quale l'acqua rappresenta l'elemento primigenio sul quale galleggia la Terra. Per Anassimandro l'elemento primordiale è l'infinito, da cui derivano tutte le sostanze. La terra fluttua e le stelle non sono altro che una rarefazione delle emanazioni terrestri, le quali infatti contengono nel loro nucleo materia terrestre. Diogene d'Apollonia, un ftlosofo greco vissuto anche lui nel V secolo a.C., accetta la cosmogonia di Anassimandro, specificando che i vari elementi che compongono l'aria sono caduti se pesanti per dare origine alla Terra, mentre i più leggeri sono saliti in alto dando origine al cielo, al Sole e alle stelle. Filolao, un filosofo greco della scuola pitagorica vissuto tra la fine del v e il principio del IV secolo a.c., immaginò un" «fuoco centrale» intorno al quale ruotano con velocità diverse dieci corpi divini: l'Antiterra, la Terra, la Luna, il Sole, cinque pianeti e la sfera delle stelle fisse. Tutto l'universo è circondato dall'Olimpo incandescente per cui il mondo appare compreso tra due fuochi invisibili. Merito di Filolao fu quello di spiegare il moto del Sole e della Luna e, fino ad un certo punto, dei pianeti (la mobilità della Terra a quel tempo non era accettata). Eudosso di Cnido (408-355 a.c.) studiò i moti retrogradi dei pianeti sulla volta celeste. Anche per Eraclito Pontico, allievo di Platone, morto nel 388 a.c., come per Filolao, il Sole gira intorno alla Terra, mentre per Aristarco di Samo (ca. 310-230 a.c.) è il pianeta Terra a ruotare intorno al Sole. Dopo Aristotele, di cui tratteremo più avanti, i problemi legati alla cosmogonia vengono affrontati da Eratostene (II secolo a.C.) che misura la circonferenza terrestre ottenendo il valore di 39.500 km, molto vicino a quello di oggi, e da Eraclide (II secolo a.c.), un peripatetico che, seguendo le idee dei suoi tempi, pone la Terra al centro dell'universo, mentre il Sole appare al centro dei moti planetari. Ipparco, infine, scoprì, grazie ad osservazioni astronomiche da lui compiute tra il 161 e il 126 a.c., la precessione degli equinozi. Quesli filosofi greci, in sostanza, sono i primi a vedere l'universo sfrondato di miti e leggende, tanto che una generazione precedente Archita, che abbiamo ricordato nella Premessa, ha seri dubbi sulla presenza nel mondo di divinità antropomorfe. Al riguardo lo storico Erodoto cita un fatterello capitatogli mentre visitava un tempio egizio. Alcuni sacerdoti gli raccontarono che erano soliti lasciare del cibo di notte come offerta agli dèi e il fatto che il mattino dopo il cibo non ci fosse più dimostrava secondo loro la presenza della divinità che era venuta a raccogliere l'offerta. Erodoto riferisce che aveva così commentato (e fu per questo ritenuto blasfemo): «Non ho visto nessun dio, ma ho notato molti topi intorno alla base della statua».
Tra il 700 e il 200 a.c. in Grecia si gettarono le basi di quell'astronomiache trovò in Aristotele il suo massimo esponente. Primo grande pensatore, egli procedette ad una sintesi delle teorie dei suoi predecessori. Nato nel 384 a.c. in Macedonia, ai confini quindi della Grecia, Aristotele conclude quel periodo di filosofia greca che, iniziato con Socrate, ebbe il suo culmine con Platone, dando corpo organico a tutto il sapere scientifico e filosofico di allora e creando la logica formale. Per Aristotele lo spazio è incorporeo, limitato, mentre l'universo è eterno. Egli lo vede come una sfera che dalla Terra si estende in cielo, fino alle stelle fisse. La materia è costituita di cinque elementi; ai primi quattro (acqua, terra, fuoco e aria) associa quattro stati, caldo e freddo, umido e secco. TI quinto elemento è rappresentato dalla quinta essenza, che non ha movimenti ascendenti né discendenti, ma ruota attorno al centro, come del resto ogni cosa, comprese le stelle. LaTerra, che sta al centro dell'universo, possiede acqua, aria e fuoco che, incontrandosi con l'etere si trasformano e si scambiano il diverso stato che caratterizza ciascuno di essi. I pianeti girano attorno alla Terra e, per spiegare il fatto che il loro movimento è irregolare, Aristotele immagina diverse sfere guidate nella loro rotazione da forze spirituali. Egli ritiene che vi siano nell'universo due regioni: una sublunare e una sopralunare. La prima comprende la materia alterabile e corruttibile e ha moti irregolari e disordinati. E in questa sfera sublunare che si trovano i quattro elementi già ricordati. La sfera sopralunare comprende invece il cielo delle stelle fisse e dei pianeti, è costituita da materia eterea incorruttibile con moto uniforme ed eterno; essa è mossa dal motore immutabile dell'universo. Con Aristotele si afferma l'idea di una Terra posta al centro del cosmo, di forma piatta.
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