Eccola, finalmente, a 2000 anni luce dalla Terra, la stella simile al Sole con una corona di pianeti che ricorda il nostro sistema solare. L'ha individuata il telescopio spaziale Kepler della Nasa, lanciato proprio allo scopo di trovare nuovi pianeti al di là del sistema solare. La scoperta è stata realizzata da astronomi della University of California a Santa Cruz, i quali sono riusciti non solo a evidenziare la presenza di sei pianeti attorno alla stella, ma anche le orbite e le masse di ciascuno di essi. Cinque dei pianeti hanno una massa compresa tra 2,3 e 13,5 volte quella della Terra e ruotano attorno all'astro principale in meno di 50 giorni. Tutti e cinque, quindi, se fossero nel nostro sistema solare, si troverebbero tra il Sole e Mercurio. Deve fare un bel caldo lassù, dunque. Il sesto pianeta invece si trova più lontano e ruota attorno alla stella in un periodo di 118 giorni.
"Dei sei pianeti trovati uno assomiglia per dimensioni ai nostri Nettuno o Urano, ma tre dei cinque con massa assai inferiore hanno caratteristiche che non troviamo in alcun modo nel nostro sistema solare", ha detto Jonathan Fortney, astrofisico alla UCSC che ha guidato il gruppo di astronomi in questa ricerca e ha pubblicato i risultati sulla rivista Nature. Il telescopio Kepler mette in luce la presenza di pianeti attorno a una stella rilevando l'abbassamento di luminosità che questi producono quando passano davanti ad essa e l'ammontare di riduzione della quantità di luce risulta proporzionale alle dimensioni dell'oggetto
in questione. E il tempo che trascorre tra una riduzione e l'altra racconta agli scienziati il periodo di rivoluzione del pianeta. Ma per determinare la massa dei pianeti gli astronomi hanno studiato le piccole variazioni che ciascuno di essi presenta nei periodi orbitali, variazioni che possono essere più o meno vistose a secondo della massa del pianeta con cui interagisce.
La densità dei pianeti (derivata dalla massa e dal raggio), invece, fornisce indizi sulla loro composizione. Secondo i ricercatori tutti e sei i pianeti hanno una densità inferiore a quella della Terra e sembra che due possano essere composti da acqua con una possibile atmosfera di idrogeno ed elio. Gli altri invece, potrebbero essere formati solo da idrogeno ed elio. Fino ad oggi la massa dei pianeti veniva valutata in base ai piccoli movimenti che essi provocavano sulla stella madre. Ma in questo caso il sistema solare di Kepler-11, questo il nome che gli è stato dato dagli astronomi, è troppo lontano da noi e i pianeti sono troppo piccoli per osservare tali variabili. Dunque si è scelta l'innovativa strada di studiare la massa dei pianeti osservando le interazioni che si fanno l'un l'altro. L'insieme di queste scoperte dunque, è davvero importante e può riservare ancora molte sorprese. "Non si può escludere che in esso esistano altri pianeti che potrebbero non essere transitati davanti alla stella nel periodo in cui il telescopio l'ha osservata", ha sottolineato l'esperto di pianeti extrasolari Raffaele Gratton, dell'osservatorio di Padova dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Lo studio di tale sistema solare ha permesso di verificare che anche lassù i pianeti si trovano più o meno tutti sullo stesso piano orbitale, come avviene per il nostro sistema solare. E questo rafforza l'idea che i pianeti si formano da una nebulosa con un ampio raggio, ma con uno spessore piccolo. "Le orbite dei nostri pianeti - ha detto Fortney - avevano fatto ipotizzare questa idea, ma ora abbiamo una conferma importante".
La scoperta solleva comunque tante domande: come è possibile che pianeti così vicini alla stella abbiano un'atmosfera di idrogeno ed elio? Secondo gli astronomi non è da escludere che l'atmosfera abbia avuto anche altri elementi che ora hanno già lasciato i pianeti e forse è possibile che alcuni di essi si siano formati lontani dalla stella madre e che pian piano si stiano avvicinando ad essa. E l'acqua, visto la piccola distanza dalla stella madre dei pianeti più interni dovrebbe essere sotto forma di vapore, ma se sottoposta ad enormi pressioni, potrebbe anche essere liquida. Domande e ipotesi a cui Kepler cercherà di dare una risposta nei prossimi mesi di ricerca.
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